giovedì 28 aprile 2011

un libro da leggere

Il racconto dei racconti
di Giambattista Basile( 1575-1632)

Il titolo originale è "Lo cunto de li cunti overo lo trattenimento de' peccerille".
E' una raccolta di fiabe popolari che si narravano a Napoli ed è stato  scritto in un antico e non facile dialetto napoletano. Sono cinquanta fiabe divise in cinque giornate. 
La raccolta è stata tradotta in italiano per la prima volta dal Benedetto Croce, oggi si trova in commercio la traduzione di Ruggero Guarini.
Il cunto de li cunti è il più antico e il più artistico di tutti i libri di fiabe popolari ma, non sono, se non in pochi casi, fiabe per bambini. Giambattista Basile è scrittore prevalentemente per adulti. Sono le persone colte a leggerlo e ad apprezzarlo come merita.  Ci sono certamente dei racconti, come La fiaba dell’orco, Peruonto, La pulce, La cerva fatata, La gatta cenerentola, che  possono benissimo essere letti e gustati dai piccoli lettori; ma la maggior parte delle fiabe, per la vitalità della scrittura e per l’ambiguità dei significati possono essere intesi e apprezzati soltanto da chi ha dimestichezza con i grandi narratori.
Strano però a dirsi, questo libro importante e misconosciuto in Italia venne subito apprezzato, nonostante le difficoltà del dialetto, e tradotto in Germania, in Francia, in Inghilterra.Ecco il giudizio di Grimm (i brani sono riportati da Croce nel suo saggio del 1911: 
<<basile ha raccontato secondo il gusto di un popolo vivace, spiritoso e scherzoso, con continue allusioni a usi e costumi, e anche alla storia antica e alla mitologia, la cui conoscenza, specialmente tra gl’italiani, è abbastanza diffusa; sicchè il suo stile è proprio l’antitesi di quello calmo e semplice delle fiabe tedesche.
E’ straordinariamente ricco di espressioni metaforiche, proverbiali e spiritose, delle quali ha grande provvista e che per lo più sono calzantissime: non di rado la parola, secondo il costume del paese, è libera, sfacciata, senza veli … tuttavia, non si può dire di lui, come dello Straparola, che sia immorale.
… Quando vi si acquisti una certa familiarità, la forma davvero attraente di queste fiabe reca diletto grande. … In graziose e svariate immagini si ritrae il rumorio e mormorio dei ruscelli. In profonda oscurità delle selve, il cantare degli uccelli in mezzo alla pompa orientale, si percepiscono le più lievi voci della natura. Il discorso corre ricco di paragoni, giuochi di parole, proverbi; … e anche qui, come nelle schiette fiabe di tutti i popoli, quando la narrazione giunge al punto importante, compaiono rime semplici ma inimitabili, che fermano l’attenzione del narratore
e insieme dell’uditore>>
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