martedì 12 aprile 2011

L'io e l'ego

L'io
Potremmo definire l'io la percezione di sé come soggetto corporeo, mentale, emotivo ed energetico. L'io cioè si pone in rapporto a se stesso tramite la percezione-posizione.
 E' la percezione infatti che dà all'io la misura del suo esitere, ed essendo la percezione un lavoro di rapporti tra interno ed esterno, possiamo affermare che è proprio questo essere a metà tra interno ed esterno che rende l'io dinamico. Dove c'è divario c'è movimento, c'è vita. La separazione tra mondo esterno e mondo interno non viene percepita in modo assoluto, in quanto i sensi sono legati allo stadio materiale-energetico dove c'è ancora bisogno di un qualche discrimine per poter costruire la conoscenza.
Nel porsi contemporaneamente come soggetto e come oggetto di percezioni sensoriali, emotive, mentali energetiche e di autopercezione, l'io assolve varie funzioni.
L'io permette le funzioni biologiche perchè presenta un testimone al loro svolgersi, e anzi fornisce i termini stessi della percezione: senza un ricevente il messaggio in sé e per sè si perde. I sensi avvertono il mondo, trasmettono questo messaggio all'io che, nel momento stesso in cui percepisce il messaggio esterno, avverte anche la propria esistenza, e riponde al messaggio esterno secondo il proprio grado di controllo sul'ego.
La seconda funzione, infatti, è proprio di controllo sulle funzioni dell'ego, in quanto l'emotività e la percezione fisica sono, per ragionamento consequenziale, estensibili a tutti gli esseri umani e pertanto possono essere considerati una valida contropartita ai bisogni dell'ego. Spesso la considerazione che anche gli altri hanno sentimenti e sensibilità esattamente come noi, magari con sfumature diverse ma pur sempre come noi, può essere di valido aiuto nello scegliere comportamenti meno dannosi per il nostro prossimo e, in definitiva, meno lesivi della nostra stessa dignità umana. Grazie a questa operazione censoria dei comportamenti dell'ego, l'io garantisce un adeguato comportamewnto nelle relazioni con l’altro.
 L'io assicura insomma una sorta di punto di partenza per l'assolvimento di compiti di portata superiore, da conoscere e valutare con gli strumenti della volontà.

L'ego.
L'origine della parola è greca, e vuol dire "io". Che tipo di io è l'ego? Certamente rispetto all'io di una funzione statica, centrata esclusivamente su di sé, che si serve degli stimoli esterni, ricevuti dall'io, per affermare la propria priorità assoluta.
Ogni percezione, anche quella di sé, viene sfruttata con il preciso intento di affermare la propria esistenza, che é esistenza limitata, di dolorosa separatezza, di esclusione dal proprio essere più vero.
E' come se l'ego potesse affermarsi mentalmente solo ed esclusivamente a scapito di qualcosa, nell'assenza e nella limitatezza. Dato che l'ego é solo una delle funzioni del nostro essere, l'affermazione dei limiti é l'unica garanzia per l'ego di continuare ad esistere.
Il fatto che tutto ciò passi per la mente e non per i sensi dà la misura di quanto questa funzione assolva compiti limitati e del tutto laterali rispetto all'intera persona: le cose hanno valore solo in quanto riflesso mentale asservito all'esistenza dell'ego, non in quanto cose in sé. Ci si renderà conto facilmente di quanto ciò pregiudichi un corretto rapporto con il mondo, sia conoscitivo sia etico, se non addirittura morale e spirituale.
La descrizione più eclatante dell'ego ci viene dall'elenco dei 7 vizi capitali: ira, accidia, superbia, lussuria, avarizia, invidia, gola, che rappresenta un vasto spettro di manifestazioni dell'ego (in ordine: ira: affermazione di sé contro la volontà di Dio; accidia: lentezza nell'eseguire la volontà di Dio; superbia: mancanza di prospettiva tra il proprio essere limitato e la persona divina; lussuria e gola: eccessivo interesse per le cose materiali; avarizia: impedisce alla persona di vedere il mondo come dono; invidia: viene ignorato il principio che tutti gli esseri umani sono fratelli in virtù della comune figliolanza rispetto a Dio).
Un'altra classificazione valida è:
orgoglio, crudeltà,  egoismo, ignoranza, instabilità.
Sulla base della conoscenza di sé, ognuno potrebbe stilare altre classificazioni. La psicologia offre abbondante materiale a chi sia interessato agli elenchi: perversioni, giochi di ruolo, sottigliezze crudeli, miserie piccole e grandi che sembrano essere indissolubilmente legate alla natura dell'uomo.
A quanto detto si potrebbe aggiungere solo un breve commento su masochismo e superbia: apparentemente distanti tra loro, sono invece molto vicini, in quanto all'ego non interessa parlare di sé in positivo o in negativo, ma solo di potersi parlare addosso.

I rapporti tra ego e io non sono certo facili.  
Un caso molto comune del travisamento delle funzioni dell'io da parte dell'ego é l'amore. Per sua natura l'amore é consapevole e gioioso dono di sè, ma l'ego preferisce asservire ai propri bisogni questo sentimento estroverso e preferisce l'attaccamento, se non addirittura la dipendenza, che sia del soggetto verso la persona amata o viceversa, poco importa. Lo stesso vale per la fede, una fede travisata, meschina, egoistica.
 

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