sabato 16 aprile 2011

Il sentimento

Il sentimento

Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell’anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un’altra ci si sente a casa. E guai ad imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai ad essere stranieri nella propria vita.

La forza d’animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi , che ci evita tutti quegli “altrove” della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.

Il desiderio di essere amati ci fa percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l’animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell’inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l’anima si ammala, perché la malattia è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita.

Essere se stessi questa è la forza d’animo, è la forza del sentimento. Ma per essere se stessi occorre accettare la propria ombra. Quella parte oscura che quando qualcuno la sfiora, ci fa sentire “punti nel vivo”. Accolta, l’ombra cede la sua forza. Cessa la guerra tra noi e noi stessi e siamo in grado di dire: ”ebbene sì, sono anche questo”. Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d’animo capace di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga. “Tutto quello che non mi fa morire mi rende più forte” scrive Nietzsche. Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore. Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso modo della felicità. Sottrarsi al dolore come inevitabile contrappunto della vita,  come oscurità dello sguardo che non vede via d’uscita ma la cerca, perché sa che il buio della notte non è l’unico colore del cielo, significa correre il rischio di passare il tempo della vita senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche, “una vogliuzza per giorno, una vogliuzza per notte, fermo restando la salute”.  Nulla del coraggio del navigante di  Nietzsche: “Se in me è quella voglia di cercare che spinge le vele verso terre non ancora scoperte, se nel mio piacere è un piacere di navigante: se mai gridai giubilante: “la costa scomparve” – ecco anche la mia ultima catena è caduta – il mare mugghia intorno a me, laggiù lontano splende per me lo spazio e il tempo, orsù! Coraggio! Vecchio cuore”. Il cuore non come languido contraltare alla ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee, ben animate dalle passioni, divengano attive e facciano storia.
liberamente tratto da "L'ospite inquietante" di U. Galimberti

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